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XIX Congresso Cisl. Patto sociale, politica dei redditi, lotta alle diseguaglianze. Sbarra: “serve una legge di iniziativa popolare sulla partecipazione”

“Un patto sociale e un grande accordo sulla politica dei redditi, lotta alle diseguaglianze, sicurezza sul lavoro e una legge di iniziativa popolare sulla partecipazione, questi i punti fondamentali al centro della Relazione di apertura ai lavori del XIX Congresso confederale, del Segretario generale della Cisl Luigi Sbarra per il quale la via maestra da perseguire resta “quella pattizia, quella dell’estensione dei migliori contratti. Quella conseguente all’accordo interconfederale del 2014 sulla rappresentanza”.

Un “pilastro strutturale” da mettere in piedi è quello di “una nuova politica dei redditi suggellata da un accordo trilaterale tra governo, sindacato e mondo delle imprese” – ha aggiunto richiamando “lo spirito del ’93” e guardando ad “un nuovo patto sociale. “Lo sosteniamo da tempo” – sottolinea ancora – e ora “non possiamo che apprezzare, da parte del governo, il riaffermarsi di questa idea. Per aumentare salari e potere d’acquisto “dobbiamo agire di intesa comune, azionando diverse leve” quella fiscale e contrattuale”.

“Con l’insediamento del Governo Draghi ci sono stati riscontri forti e positivi. Si è finalmente aperto a un dialogo sociale che ha dato vita a una serie di accordi di grande rilievo” ha poi osservato ricordando le intese siglate con il Governo, dal Patto per l’innovazione del lavoro pubblico al Patto sulla scuola, dalle intese per aggiornare i protocolli anti-covid a quelli sullo smart working e sulla governance partecipata del Pnrr. “Non è stato un cammino privo di ostacoli, non è mancato qualche stop. Ma si sono raggiunti risultati fondamentali”, aggiunge annotando come “sia stata finalmente archiviata la disastrosa stagione della disintermediazione e si sia entrati in una fase di vero confronto sociale”.

“Quella che stiamo promuovendo –dice Sbarra citando Gino Giugni- è una marcia per una nuova concertazione. Una concertazione da innovare, da aggiornare, da rendere snella e reattiva, che porti ad affidamenti solidi e regole condivise, dando profondità al cammino fatto in quest’ultimo anno e alle intese di assoluto valore che ne sono scaturite. (…) Di questo cammino conta il metodo, che mette insieme tutte le energie di cui dispone il Paese. E conta il prossimo traguardo, indispensabile per raggiungere quelli successivi: un nuovo “Patto sociale” organico, strutturato, condiviso”.

“Il nuovo Patto Sociale per lo sviluppo attorno al quale far ripartire il Paese ha, a ben vedere, dei termini che possono essere descritti sulla base delle due lame che costituiscono la forbice dell’economia: il lato della domanda e quello dell’offerta”.

Non poteva mancare il ricordo di Franco Marini, che dall’XI Congresso Confederale, nel luglio del 1989 parlava “l’Italia vive una situazione che può determinare, in un senso o in quello esattamente opposto, il suo presente ed il futuro delle prossime generazioni”. Forte è in noi “la consapevolezza che mai come ora il valore dell’esperienza sindacale debba misurarsi con gli orizzonti profondi che attraversano le società”. E che, per riuscire, non ci si possa limitare alle mura domestiche, ma sia necessario “orientare la nostra azione sul piano europeo”.

“Sono parole attualissime, pronunciate da un Maestro che, -aggiunge Sbarra- ne sono certo, in qualche modo anche oggi è tra noi”.

“Esserci per cambiare” uno slogan che riconduce alle parole di Tina Anselmi, in tre parole il manifesto potente di una grande donna. Che da Ministra costruì la sanità e il welfare del nostro Paese. Senza mai dimenticare, lei che lo conosceva bene, il lavoro delle donne, da dove veniva. “

Ed è il lavoro, con le donne e gli uomini del lavoro, su cui il Segretario pone l’accento. “È dalla misura umana che bisogna ripartire. La centralità della persona deve essere la chiave per ridefinire equilibri che in questi decenni, a livello globale ma anche all’interno delle singole nazioni, sono andati spostandosi altrove: verso le rendite speculative e finanziarie, verso la fredda contabilità di politiche ciecamente rigoriste, antisociali e tecnocratiche, che hanno fatto avanzare in modo prepotente quella “cultura dello scarto” denunciata da Papa Francesco nelle encicliche Laudato si’ e Fratelli Tutti. “Quando al centro del sistema”, ammonisce il Santo Padre, “non c’è più l’uomo ma il denaro, quando il denaro diventa un idolo, gli uomini e le donne sono ridotti a semplici strumenti di un sistema sociale ed economico caratterizzato, anzi dominato, da profondi squilibri”.

E poi il tema della sicurezza sul lavoro: “Il lavoro non può tramutarsi in causa di sofferenza e di morte” ha detto il leader della Cisl. “È un infinito bollettino di guerra: oltre 13 mila caduti nell’ultimo decennio in Italia. È intollerabile. Non abbiamo più sangue da dare. Non più una goccia”. Sindacati e imprese devono avere voce in capitolo nei Cda di Inps e Inail. Rilancia la richiesta il leader Cisl, Luigi Sbarra: “Inail e dall’Inps sono istituti che gestiscono le risorse dei lavoratori, dei pensionati, delle imprese. E che da anni vedono totalmente mortificate le rappresentanze sociali”, denuncia. “Lasciare sola la politica ai tavoli di decisione porta a inefficienze e faziosità partitiche di cui davvero il Paese non sente il bisogno. Il mondo del lavoro e dell’impresa devono avere voce in capitolo. E tornare ad avere peso nei board decisionali e nei consigli di amministrazione di queste ed altre realtà pubbliche. La sicurezza nei luoghi di lavoro deve diventare la nostra priorità, la nostra ossessione. Serve – ha aggiunto – un grande piano nazionale che rafforzi l’esercito degli ispettori e moltiplichi i controlli. Dobbiamo incrociare le banche dati, istituire una patente a punti da legare agli appalti. Va sostenuta la prevenzione e l’innovazione tecnologica finalizzata alla sicurezza. Un’azienda più sicura è anche più produttiva e competitiva”.

“Lanciamo oggi la raccolta firme per una legge di iniziativa popolare sulla partecipazione” nei board delle aziende, private e pubbliche, a partire da queste ultime. – annuncia poi Sbarra. “Questo è il nostro impegno, questa la nostra battaglia. La partecipazione – sottolinea – va costruita dal basso, attraverso l’incontro negoziale e la bilateralità. Ma va anche promossa con una legge di sostegno ad un accordo quadro che promuova forme di vera e propria cogestione. Un modello applicabile alle grandi aziende pubbliche e private, con consigli di sorveglianza composti anche da rappresentanti dei lavoratori. Fissando il traguardo al coinvolgimento strutturato del mondo del lavoro alla vita finanziaria e alla governance d’impresa. Il tempo è arrivato” – sottolinea.

Nel fare poi riferimento al lungo periodo della pandemia e alla recente guerra in Ucraina, Sbarra pone l’accento sui ritardi e le criticità da sempre denunciati dalla Cisl: “Si tratta di ritardi e criticità che la Cisl denuncia da sempre. Quelli di un welfare su cui, negli anni, non si è debitamente investito, ma al contrario si è tagliato in modo scellerato. Quelli che si manifestano nelle fragilità di un sistema-lavoro e di un tessuto produttivo non supportati adeguatamente da tutele attive, investimenti e democrazia economica. Quelli legati ai limiti di un’Europa ancora inconclusa, ancora da “osare”.

È il lavoro che ha salvato l’Italia e l’Europa. Il coraggio e i sacrifici affrontati da medici, infermieri, operatori sanitari. L’impegno di donne e uomini delle Forze dell’Ordine, della Protezione civile, delle Amministrazioni, degli Enti locali, delle scuole. Quello di chi ha continuato a garantire servizi e beni essenziali anche nei periodi di lockdown; il vasto esercito di lavoratori che opera nelle “filiere della vita”, nell’agroalimentare, nella logistica, nei trasporti, nella distribuzione.

E sul capitolo della guerra in corso in Ucraina dopo l’invasione della Russia “la pace è un bene supremo. Ma non una pace ”purché sia”.- sottolinea precisando che “non può esserci pace se c’è sottomissione perché non è una pace quella che coincide con le ambizioni di chi vuole ridisegnare i confini d’Europa con la forza. Quella che va perseguita è la pace giusta e duratura dei diritti umani, della democrazia. È il grande obiettivo verso cui deve essere rivolto ogni sforzo della comunità internazionale, dell’Europa, del nostro Governo. Per questo abbiamo sostenuto, dal primo momento, le dure sanzioni che con prontezza, evitando altre scelte che avrebbero comportato una escalation militare ancora più pericolosa, sono state applicate nei confronti di Mosca. Per questo abbiamo sempre chiesto di portare avanti, senza riserve, il più forte sostegno umanitario, logistico e materiale verso milioni di profughi in fuga dalle truppe russe e dalle rappresaglie sui civili inermi”.

“Questi temi –dice Sbarra – dovranno essere il cuore della “giusta transizione” europea. Dovranno essere ben declinati dentro i nuovi strumenti e le profonde piste di cambiamento che l’Unione è chiamata a definire alla luce delle radicali trasformazioni in cui siamo immersi.

Integrazione politica e sociale, difesa ed energia come frontiere decisive. Lungo questa strada l’Unione deve lasciarsi definitivamente alle spalle i troppi vertici chiusi con il verbo sbagliato: non “decidere”, ma “auspicare”. Con il risultato inevitabile e grave che sulla scena globale mentre noi auspicavamo, gli altri decidevano. L’augurio è che tra i leader politici non manchi consapevolezza e coraggio. E che una nuova stagione costituente vada avanti e acceleri, verso il traguardo degli Stati Uniti d’Europa”.

E torna sul tema del lavoro : “Chiediamo interventi forti per sostenere i consumi e proteggere il lavoro, che va difeso con strumenti transitori ma non di breve periodo, con sgravi anche alle aziende che non licenziano. Pensiamo, per esempio, al bisogno di elevare ulteriormente il prelievo sugli extra-profitti, a confermare in via strutturale il taglio delle accise sui carburanti, a incrementare il sostegno dei 200 euro, ad alzare il tetto Isee per gli sgravi in bolletta, a definire un nuovo bonus che possa agire in maniera trasversale su lavoratori e pensionati per consentire acquisti di beni di largo consumo in esenzione Iva. È questione di giustizia sociale, ovviamente. Ma anche di macroeconomia. Perché se in un momento cruciale come questo sganciamo le persone dai luoghi di lavoro e lasciamo sole le imprese, rischiamo di perdere per sempre asset strategici e di condannarci alla desertificazione economica e sociale”.

E conclude: “Noi anche oggi, dal nostro Congresso, vogliamo lanciare a tutto il Paese un messaggio di fiducia e di speranza. Vogliamo condividere la consapevolezza che i problemi si risolveranno solo partendo dalla centralità della persona, dando risposta alle esigenze e alle domande del singolo lavoratore e della singola azienda. E insieme vogliamo trasmettere la convinzione che seppure ancora molto lunga, la strada è aperta, il percorso della ricostruzione è avviato. È il grande compito che abbiamo davanti, che ha davanti la nostra generazione di Sindacalisti Cisl”.